di Giuseppe Manfridi
regìa Claudio Boccaccini
con Alberto Di Stasio, Ivana Lotito
e Simone Crisari, Giancarlo Crisci, Domenico De Santi, Francesco Di Pinto, Dedè Furitano, Rosalba Giordano, Guido Governale, Maurizio Greco, Maria Pia Iannotta, Davide Maria Marucci, Clementina Piazza, Giuseppe Pollicelli, Monica Ramires, Luna Romani, Giuseppe Russo
e con Silvia Brogi, Paolo Perinelli
musiche Antonio Di Pofi – costumi Alessandro Lorenzini
aiuto regia Erika Li Causi – tecnico Luci e fonica: Maurizio Scozzi
collaborazione tecnica: Massimo Tomaino – foto: Bianca D’Anna
Sinossi
‘Anja’ è la storia dell’incontro tra un Dostoveskij maturo e la giovanissima stenografa destinata a diventare sua moglie.
Siamo nella Pietroburgo del 1860. All’epoca, lo scrittore è ultracinquantenne, vedovo, afflitto dall’epilessia e da notevoli difficoltà finanziarie. Vive con Pavel Aleksandrovich, uno strambo figliastro che nutre nei suoi confronti sentimenti alterni, e con Fedosja, una giovane serva il cui profilo varia tra l’attitudine infermieristica e quello della femmina incline a pratiche ancillari.
Le circostanze che sovrintendono la vicenda, nonostante siano desunte dalla realtà biografica, hanno tutto il sapore di un’invenzione romanzesca. All’inizio della storia, infatti, Dostoevskij è reduce dall’aver firmato col suo editore, il famigerato Osip Stellovskij, un contratto capestro che, in cambio di un congruo anticipo con cui colmare ingenti debiti ereditati dal fratello, lo impegna a consegnare un nuovo romanzo da partorire nell’arco di appena un mese. In caso contrario una durissima penale prevede la perdita dei diritti d’autore relativi a tutte le opere già scritte e a quelle che scriverà nei prossimi nove anni. Consigliato dagli amici, Fedor si rivolge a una scuola di stenografia il cui direttore gli consiglierà di affidarsi alla migliore delle proprie allieve: Grigor’evna Sntikina, una graziosa ventenne curiosa del mondo e che di recente ha perso il padre da cui ha ereditato una forte passione per la letteratura.
I ventiquattro giorni che lei e Dostoevkij trascorreranno avvinti dal conto alla rovescia che porterà, infine, alla nascita de ‘Il giocatore’ farà maturare in entrambi un sentimento profondo ma colmo di reticenze. Il divario di età è abissale, e nessuno dei può credere che l’altro sia disposto a gettarsi in un’avventura che, se vissuta, si profilerebbe all’insegna dello scandalo. Cosa che, in effetti, sarà. Tanto più che Anja, accudita da una madre al contempo complice e preoccupata, è fidanzata col giovane Sergej e le nozze sembrano imminenti, mentre Dostoevskij vive ancora gli strascichi di un’importante relazione amorosa successiva alla scomparsa della moglie.
Col procedere degli eventi la trama svilupperà un intreccio sempre più ricco di snodi e personaggi, tanto da farcela sembrare più idonea a un film che a una commedia. Ma la sfida dello spettacolo è esattamente questa: usare il palcoscenico per indurre lo spettatore a vivere un sogno narrativo che, nella concretezza fisica della dimensione teatrale, lo trascini in un proliferare continuo di evocazioni e colpi di scena. Attitudine che la drammaturgia contemporanea sembra aver accantonato del tutto prediligendo la stasi degli scontri da camera, degli ambienti chiusi e dei dibattiti a oltranza.
‘Anja’ è tutt’altro da ciò, e nell’ambizione di raccontare sia l’atto creativo nel suo farsi che la nascita di una grande storia d’amore, si propone come esempio di un teatro popolare in cui l’emozione sia capace di coniugarsi alla pungente curiosità del ‘come andrà a finire’.